In questo periodo di emergenza la gestione dei rifiuti rappresentati dai DPI usa e getta (mascherine, guanti, camici ecc.) è oggetto di normative e decreti, devono quindi essere gestiti diversamente in funzione di vari fattori. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sulle corrette modalità di raccolta di questi rifiuti negli ambienti domestici e in quelli di lavoro, in assenza e in presenza di casi positivi.
PRIVATI
Per chi è POSITIVO o in quarantena obbligatoria:
- Non differenziare più i rifiuti prodotti nell’abitazione.
- Utilizzare due o tre sacchetti possibilmente resistenti (uno dentro l’altro) all’interno del contenitore utilizzato per la raccolta indifferenziata, se possibile a pedale.
- Tutti i rifiuti (plastica, vetro, carta, umido, metallo e indifferenziata) vanno gettati nello stesso contenitore utilizzato per la raccolta indifferenziata.
- Anche i fazzoletti o i rotoli di carta, le mascherine, i guanti, e i teli monouso vanno gettati nello stesso contenitore per la raccolta indifferenziata.
- Indossando guanti monouso chiudere bene i sacchetti senza schiacciarli con le mani utilizzando dei lacci di chiusura o nastro adesivo.
- Una volta chiusi i sacchetti, i guanti usati vanno gettati nei nuovi sacchetti preparati per la raccolta indifferenziata (due o tre sacchetti possibilmente resistenti, uno dentro l’altro).
- Smaltire i rifiuti ogni giorno come normalmente viene fatto con un sacchetto di indifferenziata.
Se non si è “positivi” al tampone e non si è in quarantena obbligatoria:
- Continuare a fare la raccolta differenziata come fatto finora.
- Usare fazzoletti di carta se si è raffreddati, cestinarli poi nella raccolta indifferenziata.
- Se si sono utilizzate mascherine e guanti, gettarli nella raccolta indifferenziata.
- Per i rifiuti indifferenziati utilizzare due o tre sacchetti possibilmente resistenti (uno dentro l’altro) all’interno del contenitore che si usa abitualmente. Chiudere bene il sacchetto.
- Smaltire i rifiuti come viene normalmente fatto per un sacchetto di indifferenziata.
Da quanto affermato nella nota ISS si può desumere che l’aspetto importante a cui improntare la gestione dei rifiuti costituiti da fazzoletti di carta e DPI (mascherine, guanti) è che essi non vengano avviati a raccolta differenziata, al fine di limitare la manipolazione di detti rifiuti e, conseguentemente, minimizzare l’esposizione potenziale degli addetti al virus.
Tutto ciò premesso, nell’attuale fase emergenziale da Covid 2019 si ritiene che tutti i DPI utilizzati nei più disparati settori, e non nel settore sanitario, debbano essere conferiti nei sacchetti della indifferenziata, come afferma l’Iss, in quanto si presuppone che essi siano stati utilizzati da una popolazione “sana”, non posta in quarantena né tantomeno già contagiata.
AZIENDE
Il problema che si pone è sul come gestire detti rifiuti e soprattutto quale codice EER assegnare ad essi. Purtroppo in tale situazione emergenziale non è ipotizzabile un’unica scelta, in quanto essa dipende da vari fattori, quali ad esempio la possibilità di affidare al servizio pubblico di raccolta rifiuti “speciali” prodotti nelle varie attività. Pertanto si possono ipotizzare i seguenti scenari:
- Ove l’azienda che utilizza detti DPI sia collocata in ambito municipale e abbia una parte dei rifiuti prodotti “assimilabili” agli urbani, detti DPI potranno essere considerati tali, in quanto di fatto sono equivalenti ad un rifiuto di carta (mascherine) e/o di plastica/lattice (guanti). Essi andranno imballati in doppio o triplo sacchetto flessibile a perdere e chiuso con fascetta e conferiti unitamente agli altri rifiuti indifferenziati al sistema pubblico di raccolta. Il codice EER in questo caso potrebbe essere il 200301;
- Ove l’azienda che utilizza detti DPI non abbia alcuna possibilità di considerarli “assimilabili”, si dovrà garantire che essi, comunque, non vengano avviati a raccolta differenziata. Si potrà assegnare ad essi un codice EER del capitolo 1502, e precisamente il codice EER 150203, avviandoli, in via cautelativa, ad incenerimento. Il codice EER 150201 è una “voce speculare”, ma in questo caso non si dovrà procedere ad alcuna “caratterizzazione” del rifiuto, in quanto tale rifiuto non deve essere sottoposto a manipolazione. Si ritiene che in questo caso il produttore possa fornire una “scheda” identificativa del rifiuto in cui specificare la merceologia dello stesso (carta e/o plastica/lattice) e che non si può procedere ad analisi.
- La terza opzione è quella più conservativa e si appella alla possibilità data dal Dpr 254/2004 sui rifiuti sanitari, di poter considerare che non solo nelle strutture sanitarie si possa avere la presenza di rifiuti a rischio infettivo (rifiuti contenenti agenti patogeni in grado di trasmettere infezioni all’uomo, o cariche microbiche tali da costituire una “dose infettante”), ma anche nelle strutture non definibili propriamente “sanitarie”, cioè nelle strutture che non erogano prestazioni sanitarie. Sulla base di quanto riportato nel Dpr 254/2003 cit., è possibile assegnare ai rifiuti in questione, con massima cautela, il codice EER 180103*, relativo a un rifiuto a rischio infettivo prodotto al di fuori di una struttura sanitaria. In questo caso, ovviamente, occorre seguire per intero e con rigore la “filiera” del rifiuto sanitario (doppio contenitore, chiusura, deposito temporaneo, trasportatore autorizzato, ADR, inceneritore).